BEATI I MITI
Ora
concentriamoci su Monti. Nella sua intemerata contro il ragazzino scapestrato e
poco urbano, contro il vassallo villano, irriguardoso nei confronti della
Commissione regnante, il professore ha elargito alcune perle preziose della
mitologia comunitaria. La mitologia, come noto, è una forma, rispettabile e
affascinante, di spiegazione della realtà. Su corposi e variopinti apparati
mitologici si sono rette le più antiche
civiltà, quantomeno fino alla frattura rappresentata dagli esordi della
filosofia greca. La Grecia rompe con il mito perché lucida il genio della
lampada chiamato ragione. Gli
abitatori del Peloponneso, della Ionia, della Magna Grecia smettono di credere
nelle panzane tramandate perché si sforzano di far lavorare la materia grigia
aldilà della suggestione delle fole. Nell’evo competitivo attuale, il processo
si è invertito: stiamo gradualmente, e con rapidità esponenziale, abbandonando
l’eredità dell’era dei lumi per risprofondare tra le braccia accoglienti di altre
mitologie, aggiornate ai tempi. Nel nostro caso, esse si nutrono, come ogni assemblaggio
di credenze irrazionali, di alcuni postulati ingannevoli in grado di orientarci
nell’azione. Per meglio dire, di orientarci all’Unione. Monti ha rimpolpato il
suo breve e incisivo intervento con uno di tali miti, quello degli italiani
fuorilegge e lazzaroni, evasori compulsivi, causa del debito pubblico ben noto e
stigmatizzato dalla Commissione Etica Europea. Il bocconiano ci ha risparmiato la
bubbola parallela, quella secondo cui abbiamo vissuto per anni al di sopra delle
nostre possibilità indebitandoci come ludopatici in crisi di astinenza. E di
ciò va ringraziato. Ma va comunque demistificata l’altra polpetta al cianuro
del suo intervento. Per farlo, è sufficiente ricorrere al metodo empirico dei
greci antichi. Le bugie, sia pur a fin di bene, si smascherano con i dati di
realtà. E i dati di realtà, nel caso di specie, ce li fornisce il ministero
dell’economia il quale, il 18 novembre 2014, posta sul suo sito questa ghiotta
notizia: “Oggi pubblichiamo la serie storica dell’avanzo primario degli ultimi
vent’anni, dal 1995 al 2014. In questo periodo l’Italia registra un avanzo di
bilancio per ben 19 anni su 20 mentre le altri principali economie europee
hanno registrato un disavanzo almeno 7
volte”. Carramba che sorpresa. Il prof non ha fatto i compiti per casa,
evidentemente. Che c’azzecca la tanto vituperata evasione con i problemi
attuali se la Bocca della Verità ci dice, con una sfumatura di giustificabile
autocompiacimento, che le tasse incassate annualmente dallo stato italiano sono state sufficienti a
coprire la famigerata spesa pubblica improduttiva quasi senza eccezioni
nell’ultimo ventennio? Dov’è la scarsa propensione alle regole degli italiani
se i loro cugini foresti hanno fatto
peggio sette volte tanto? Infine, perché, se l’Italia è il più virtuoso dei
paesi Ue, e drena dalle tasche dei suoi
cittadini denaro più che bastevole a pagarne i capricci, si è indebitata a tal
punto? Queste, ovviamente, sono domande che nessuno può farsi all’interno di
una cornice mitologica perché mettono
in discussione le imposture di cui essa è intessuta. Infatti, non se le pone
Monti, ma non le pone neanche Renzi a Monti ed entrambi le occultano ai loro
elettori, giacchè la matassa mitologica svolge la funzione rassicurante un
tempo demandata alle ideologie. Non conta la sua matrice illusoria, conta che
essa giustifichi le sofferenze di chi non può, non sa o non vuole capire e
agevoli le trame di chi capisce fin troppo.
Francesco
Carraro
www.francescocarraro.com
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