TWIN POWERS
Ci sono delle
immagini, delle clip, dei frame audio
o video in grado di sintetizzare la quintessenza di un’epoca. E ciò a
prescindere dalla loro veridicità intrinseca e dalla circostanza che riproducano
fatti autentici, piuttosto che farlocchi. Il loro ruolo è di sunteggiare in un
secondo, o in una istantanea, il senso che ci sfugge. Pensate al cormorano
inzuppato di petrolio della prima guerra del golfo. Bene, il minuetto tra Renzi
e Monti andato in scena l’altro giorno nel senato della repubblica appartiene a
pieno titolo alla categoria e merita di essere analizzato da un punto di vista
della meta-politica prima ancora che sotto il profilo della cronaca spicciola.
L’episodio si riduce al feroce scontro dialettico tra gemelli siamesi dotati di
un corpo a due teste, destinati da madre natura a rimanere insieme nella vita e
nella morte, ma con disparità di vedute sulla
durata della ricreazione. Uno vorrebbe restare in giardino a giocare altri
cinque minuti, l’altro esige il rispetto rigoroso della campanella già suonata.
La lite, quindi, non scaturisce dalle grandi scelte esistenziali che implicano,
o addirittura impongono, la divaricazione degli intendimenti e delle storie.
Quel genere di dissidio è alla portata
di cervelli dimoranti in corpi diversi,
in grado di deambulare nello spazio e di spostarsi attraverso il tempo seguendo
traiettorie divergenti. A pensarci bene, e fuor di metafora, quest’ultima è la
sola, autentica libertà. Nel caso di Renzi e Monti, la disputa, brutale benché
orchestrata sul filo della parola anziché su quello della spada, è apparente. Si
tratta di gemelli siamesi, fatti per marciare, quand’anche divisi, comunque uniti nella medesima direzione. Il loro scorno è
di pura facciata, ma è la facciata di Giano: bifronte. Due facce, una razza
direbbero in Grecia. Se procediamo a disossare la loro schermaglia dalle
minuzie inessenziali, dalla ciccia superflua, scopriremo che l’ossatura, lo
scheletro, il cranio sottostante, per dir meglio, a cui aderiscono le fattezze
dei contendenti, è lo stesso e ha un nome ben preciso declinato in tre parole: ‘rispetto
dei trattati’. Sia Renzi che Monti sono persone,
nel senso etimologico latino del termine, personae,
cioè maschere applicate alla testa monolitica, e immodificabile, di un solo
manichino. Essi bisticciano sull’interpretazione delle regole, ma non ne
mettono in discussione la sacralità presunta (e intimamente fasulla e fallace).
Sono giuristi che si menano di santa ragione per stabilire se è preferibile la
corda o il veleno per giustiziare un condannato, senza con ciò eccepire sulla sostanza della pena di morte. Come le
magliaie della rivoluzione francese, fanno l’uncinetto sul cadavere della
Repubblica Italiana che fu (sovrana) e begano sullo spessore della lama criminale
che ne ha mozzato il capo.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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