Il recente
successo di Marine Le Pen alle amministrative francesi ha confermato un trend
singolare quanto affascinante in atto in pressoché tutti i paesi del vecchio
continente. Esso consiste nella graduale assimilazione da un lato tra destra e
sinistra e, dall’altro, tra estrema destra ed estrema sinistra. In altre
parole, finiscono per evaporare le ragioni che distinguono i fronti
contrapposti, al punto da realizzare una incredibile sovrapposizione di
obiettivi, finalità e orizzonti di senso. La destra e la sinistra,
ovvero, per usare le ridicole categorie del lessico giornalistico, i
progressisti e i conservatori (o il fronte socialista e quello popolare) sono
parimenti europeisti, subordinati ai desideri dei mercati, proni alle logiche
suicide dell’austerity, interpreti di un buonismo babbeo in materia di
immigrazione. I loro leader sono
scrupolosi contabili tesi a far quadrare i conti domestici con i vincoli
del deficit e del debito. L’estrema destra
e l’estrema sinistra, invece, sono (a
parole, perlomeno) radicalmente antieuropeisti, rivendicatori della perduta
sovranità nazionale, difensori delle tradizioni locali, critici con l’Europa dei banchieri e dei poteri
forti. Pensate alle somiglianze, aldilà delle differenze estetiche, tra un
Hollande e un Renzi, da una parte, e tra uno Tsipras prima maniera e una Le
Pen, dall’altra. Chiedersi come una simile mostruosità sia potuta accadere
sotto i nostri occhi è meno importante dell’interrogarsi sul perché. A chi giova
questa affinità elettiva tra le trincee opposte di visioni del mondo e della
storia apparentemente inconciliabili e,
invece, affratellate? Perché destra e
sinistra si baciano come le facciate
di un foglio piegato a metà? E perché estrema
destra ed estrema sinistra fanno
altrettanto? Il motivo è da ricercarsi nella esigenza che questo Sistema di
cose ha di autoperpetuarsi. E il modo
contempla proprio le due mosse seguenti: in
primis, accorpare in un arco costituzionale di maggioranza tutti gli orbi disposti
a farsi abbindolare; chiunque vinca servirà il medesimo progetto, eventualmente
in una grosse koalition. In secundis,
assemblare in un unico fronte ‘populista’ e reietto i nemici del Sistema i
quali, pur dicendo le medesime cose e indicando la stessa (retta) via d’uscita
dalla crisi, si farebbero fucilare piuttosto che collaborare l’uno con l’altro.
La vittoria della Matrice non sta nel prendere parte alla partita, ma nel
muovere a suo piacimento le parti della partita.
Francesco Carraro
www.fracescocarraro.com
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