Preferireste la schiavitù o la morte? La schiavitù, è ovvio.
In questa domanda e nella risposta che ne segue sta tutta la spiegazione del
dramma ellenico e del perché un leader pur coraggioso, pur sfrontato, pur
intelligente, come Tsipras, alla fine ha accettato di piegare la testa e di far
soccombere la sua terra a un destino non più recuperabile. Un destino in cui la
svendita del gioielli della nazione, del futuro dei suoi giovani, delle
aspettative dei suoi anziani non è neppure il lato peggiore della faccenda. Il
lato peggiore è immateriale perché non tangibile, né valutabile al contrario degli
scali del Porto del Pireo che verranno regalati a qualche multinazionale. È
psicologico, piuttosto, e ha a che fare con concetti astratti, ma più duri del cemento, che si chiamano
dignità nazionale, orgoglio popolare, libertà civica. Sono questi beni, senza
prezzo, che Tsipras ha ceduto per sempre spogliando la sua Nazione dell’onore,
ma non ci sentiamo di metterlo in croce. La macchina europea è stata ab initio concepita come la trappola perfetta.
Prima promesse radiose di benessere e prosperità per indurre i cretini ad
entrarci, poi sbarre di titanio per impedire agli stessi di evaderne. Come
altrimenti si può descrivere un progetto che consiste nel buttarti in una
situazione (la moneta unica), foriera di lutti, quindi di gran lunga più greve
di quella in cui ti trovavi, eppure tale per cui la prospettiva dell’uscita è persino
peggiore? Preferireste la schiavitù o la morte? Questo è il dilemma a cui i
greci si sono trovati a rispondere. E persino Tsipras, che sembrava lo
Spartacus del terzo millennio, si è
dovuto arrendere. Perpetuerà l’agonia dei suoi concittadini incatenandoli a un
debito che continuerà perpetuamente ad aumentare, insieme ai suoi interessi. E
i greci seguiteranno a patire le pene di questo purgatorio-schiavitù di
tormenti (l’Europa Unita e la sua moneta) pur di non precipitare in quello che
tutti descrivono loro come l’Inferno o la morte (il Grexit). Ma voi che ora
godete non crediate di averla avuta vinta per sempre. Verrà un giorno, è
inevitabile, in cui troverete un popolo che, tra purgatorio e inferno,
preferirà il secondo, tra morte e schiavitù, sceglierà la prima.
E allora saranno cavoli amari per tutti.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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