lunedì 20 luglio 2015

STRINGI QUELLA MANO, TSIPRAS


 
Questa non è una battuta: il Foglio (rivista di spicco di un intellettuale famoso per essere stato comunista quando tutti erano comunisti e forse bisognava mostrarsi un po’ liberali e liberista quando tutti sono diventati liberisti e forse bisognerebbe mostrarsi un po’ comunisti) ha titolato (davvero!) poco prima del referendum ellenico: Tsipras, stringi quella mano, cazzo! Ora, supponiamo arrivi un giorno in cui la Grecia non abbia da offrire più nemmeno il porto del Pireo, gli aeroporti più lunghi, le isole più trendy. Supponiamo che la terra di Zeus si sia giocata, quel bel dì, anche il Partenone con tutta l’Agorà, i santuari di Olimpia, Delfi e Delo, le spiagge di Santorini, l’arcipelago delle Cicladi e quello del Dodecanneso. A quel punto, si riuniscono i pezzi grossi della Trojka, insieme alle cancellerie che contano del Vecchio Continente (Italia in anticamera), e decidono che può essere una buona idea chiudere i rubinetti del bancomat. “Staccare la flebo ai renitenti funziona sempre. Dopo qualche secondo decidono di collaborare. Gli americani lo fanno da una vita, a Guantanamo, e poi anche a noi è andata sempre bene. Pensate a quanto ci siamo divertiti nel luglio 2015, quella volta del referendum”. Dopo qualche sghignazzata generale, i generalissimi della Demokratura europea, chiamano il premier italiano, che nel frattempo ha finito la merendina, e ottengono anche il suo okkkey. Vada per un nuovo piano di salvataggio a favore della Grecia che ha già finito gli 86 miliardi regalati al tempo in cui Varoufakis aveva pensato di spaventare la Merkel col suo fuciletto di latta. In mancanza di cose e di case da prestare in garanzia (tutte già pignorate la volta prima), le nuove misure di austerity puntano sulle risorse umane: ogni capofamiglia greco dovrà inviare a Berlino la propria figlia femmina (meglio se illibata) come ius primae noctis per i cavalieri teutoni di Schauble, mentre il figlio maschio (meglio se nerboruto) presterà servizio civile (volontario e non pagato) nei sotterranei di qualche multinazionale della Ruhr. Supponiamo tutto questo e chiediamoci: accetterebbero i greci? La risposta è sì. Risupponiamolo e richiediamoci: i kultori del rigore europeo (quelli che ‘è tutta colpa dei greci se si trovano in queste condizioni, dovevano fare le riforme strutturali  e adesso devono pagare perché i creditori sono buoni e i debitori cattivi’) avrebbero un sussulto neuronale? La risposta è no. Per dire, Il Foglio titolerà: “Tsipras, calagli quella gnocca, cazzo”.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com

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