Forza Italia è in un vicolo cieco. Il Presidente ha detto
che, se lo mandano in galera, i suoi devono fare una rivoluzione. Almeno una, ma
non di più, mi raccomando. Due sono troppe, roba da lista Tsipras per dei
moderati di ferro come i forzisti, zero è da ospizio per anziani. Una va bene. “Però
che sia moderata” ha sottolineato il leader: “che non ci scappino gli ultimi elettori”. Tutti iscritti, si sa, allo schieramento dei moderati che,
da almeno venticinque anni, si batte moderatamente contro quei progressisti
estremisti della sinistra. Allora, si sono interrogati nei piani alti del
defunto pidielle, come si fa una rivoluzione moderata? “Non è un controsenso?”
ha chiesto un micro tesserato di sette anni (uno dei piscinin reclutati per rinvigorire la senescente gagliardia degli
Azzurri). Gli hanno subito spiegato che le idee del capo non si discutono, al
massimo si interpretano, purché il risultato sia più silvista del Silvio. Mumble, mumble. Ma come si fa a fare una
rivoluzione moderata? Alla fine, l’idea! Dopo aver consultato il libretto rosso
di Mao e una biografia di Ho Chi Min, il colpo di genio: “Occupiamo la tivù di
stato!”. Dall’unico circolo della Brianza rimasto fedele al Boss hanno
sollevato un’obiezione sensata (e molto moderata, va da sé): la televisione
pubblica è in mano ai comunisti, quindi inespugnabile. “Mai paura” ha detto un
militante ispirato dalla visione della discesa in campo del Novantaquattro:
telefoniamo a Italia Uno. Linee roventi col direttore di rete e, alla buon’ora,
il placet: “C’è spazio venerdì prossimo, verso le tre del pomeriggio, dopo i
Simpson, ma dovete usare vernici lavabili per gli striscioni sennò mi imbrattate
il palquet. E piano con gli slogan, niente megafoni che altrimenti mi si
incazzano quelli di Sport Mediaset”. Voto democratico, approvazione
plebiscitaria. Ma, proprio allora, il piscinin
rompicoglioni dice che si deve passare la delibera al vaglio della base:
“dobbiamo cercare un moderato qualsiasi e chiedergli, con moderazione, cosa ne
pensa. Sapete che Silvio ci tiene alla
voce, moderata, del popolo”. Corsa
frenetica per i viali di Milano, registratore alla mano, ma niente. Non
si trova un forzista manco a pagarlo (e la ditta paga bene!), solo cinque
stelle, leghisti, renzisti, qualche rimasuglio di vendolian-civatiano. Alla
fine, nella tarda sera crepuscolare, su una panchina della Bovisa, mentre il
sole muore, ecco un pensionato moderato che vota Forza Italia da quando gli
hanno promesso la rivoluzione liberale (e moderata). È da allora che aspetta,
in compagnia di un cane identico a Dudù. Gli illustrano the rivolution project e il vegliardo trova la quadra: “Per me la rivoluzione moderata va bene, anzi va bene
quasi tutto, ma la vernice moderata lavabile no, che sporca, e gli slogan
moderati neanche. Troppo casino. Ci vuole un moderatore”. E il barboncino,
uggiolando (moderatamente), approva.
Francesco Carraro www.fracescocarraro.com
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