PIZZA E FICHI
C’è un filo
rosso che accomuna le fotografie del nostro premier intento a stringere, con
ossequiosa emozione, la mano agli emiri d’Arabia e la notizia di un fondo
sovrano dell’Azerbaijian che acquista, per la modica cifra di 97 milioni di
euro, il Palazzo San Fedele di Milano, già sede della Camera di commercio
meneghina. In entrambi i casi ci troviamo di fronte a una plastica
realizzazione dello spirito dei tempi, quindi entrambe le circostanze non vanno
sottovalutate per la carica allegorica, se non profetica, che le
contraddistingue. La svendita del nostro patrimonio pubblico agli investitori
esteri, di qualsiasi estrazione, è infatti uno degli obiettivi della classe
politica di cui oggi l’Italia dispone, sia essa di centrodestra o di
centrosinistra. Una macchina statale castrata degli attributi sovrani, quelli
cioè di procacciarsi da sé la liquidità monetaria, deve giocoforza vendere i
gioielli di famiglia. Tocca, pari pari, la stessa sorte alle nobili casate finite
in bolletta. In mancanza di sistemi di approvvigionamento di risorse interni,
esse debbono ricorrere alla liquidazione del patrimonio degli avi per
auto-sostentarsi. La stessa logica anima gli sforzi retorici di Renzi in Arabia, piuttosto che in Giappone
o in Qatar: cerca dei Paperoni desiderosi di portare la grana da noi, di
pompare liquidità nelle esangui casse dello Stato. Ecco perché la politica
internazionale, ai tempi del colera finanziario, si riduce a un giro di salamelecchi
nelle grandi capitali del grande capitale straniero. In effetti, oggi più che
mai, il nostro Paese necessita di un piazzista in cabina di comando, uno che
sappia valorizzare fino in fondo la grande
bellezza italiana per promuoverla nel mondo. Non è richiesta l’intelligenza
politica di un notabile della Prima Repubblica e neppure la capacità di
elaborare i piani industriali strategici di un Enrico Mattei, non serve neanche
essere bravi nell’aritmetica spicciola perché, a seguire i diktat di Bruxelles,
a restare sotto il tetto del deficit o del debito sul pil, è buono anche un
babbeo non scolarizzato. È sufficiente, piuttosto, disporre di un commesso
viaggiatore dalla faccia tosta e dalla lingua sciolta abbastanza per convincere
i riccastri del pianeta a venire a far shopping da noantri. E vantare, magari, uno scrigno di gioielli ben fornito per
soddisfare, alla bisogna, i palati degli emiri o degli sceicchi o degli
oligarchi più esigenti. ‘Noi ce li abbiamo entrambi, il più fico del bigoncio e
anche i fichi nel bigoncio,
teniamoceli stretti’ pensa ogni dirigente del PD. Ecco, in venti parole, la
sintesi del progetto politico (per
l’Italia del terzo millennio) scaturito dal dibattito interno e
dall’elaborazione programmatica di quello che fu il Partito Comunista Italiano.
Francesco
Carraro
www.francescocarraro.com
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