sabato 21 novembre 2015

GLOB, IL FLUIDO CHE UCCIDE



GLOB, IL FLUIDO CHE UCCIDE
Ci siamo. Passata la sbornia emotiva, evaporato il panico, arriva la seconda ondata dello tsunami. Proprio come dopo l’undici settembre. Anche l’Europa avrà il suo patriot act e l’anticipazione è giunta dalla fonte attendibile di un americano, Steven Simon, ex consigliere di Obama per il Medio Oriente: “Ci saranno diversi sviluppi, controlli alle frontiere più severi, una maggiore sorveglianza sul territorio americano e una rete più stretta di rapporti con le comunità locali, nella speranza che gli estremisti vengano messi all’indice dai loro stessi amici e familiari”. Per fortuna che c’è di mezzo la nostra sicurezza, quindi siamo tutti contenti di perdere molte delle nostre libertà. Altrimenti ci sarebbe da temere il ritorno del medioevo vero con la caccia alle streghe fisica o di quello maccartista con la caccia alle streghe virtuale. Di certo, stiamo per sdoganare la delazione tra parenti, amici, contigui del vicinato. Intanto ti denuncio, data la faccia da terrorista che hai. Poi vediamo se te la cavi. Io, delazionando delazionando, speriamo che me la cavo. L’ha sperimentato sulla propria pelle il calciatore della Roma, Radja Nainggolan, vittima della spifferata di un inserviente nervoso di un hotel, ad Anversa. E il buon Radja, diciamolo, somiglia più a un indiano Crow che a uno jiadista. C’è una serie di domande interessanti da porsi. Tipo: a quanta libertà siamo disposti a rinunciare per proteggere la sicurezza nostra e dei nostri figli? Una risposta plausibile, per quanto inquietante, è: dipende. Probabilmente a (quasi) tutte a seconda dell’intensità delle esplosioni con cui i nemici torneranno a tormentarci. Ergo, chi maneggia l’innesco del tritolo potrà fare delle nostre democrazie uno scempio persino peggiore di quello toccato al Bataclan. Ma potrà farlo in una misura ‘enne’ volte superiore a quella già attingibile dai terroristi rossi, neri e deviati di qualche generazione fa. Oggi, infatti, ci siamo fatti lobotomizzare dall’idea che il mondo è un unico villaggio globale e che se una farfalla sbatte le ali a Jakarta, può esplodere un ordigno in Europa. Ergo, per ogni little o big bang,  qualunque manufatto esso disintegri dell’Occidente ‘libero’, siccome il nemico è comune, avremo un condiviso giro di vite nelle ‘libere’ vite di ciascuno di noi.  Problemi globali, soluzioni globali. Paura globale, dittatura globale. 
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com

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