Nell’esaminare
la strage di Parigi dobbiamo necessariamente fare i conti con il concetto di idiologia, cioè di quel processo
concretantesi nel farsi dio di una
idea, ovverossia ne coltivare un’idea divina,
o simil tale, e nel gonfiarla di energia fino a renderla autonoma
dall’ideatore. L’idiologia è
qualsiasi edificio di pensiero germogliato, innaffiato, cresciuto e, alfine,
divenuto sufficientemente forte da essere ‘reale’ ed esigente, più ‘reale’ ed
esigente persino degli artefici che gli hanno conferito spessore e coscienza.
Perché l’idiologia, a suo modo,
assume i contorni di una entità disancorata dal soggetto pensante e caricata,
come la pila di Volta, delle credenze, delle speranze, soprattutto delle paure
di tutti coloro che vi aderiscono. Quando il numero dei credenti supera la
soglia critica, tanto da farsi massa, l’idiologia
si manifesta alla stregua di un Golem e comincia a dare ordini e a creare
un suo specifico ordine. Non dobbiamo
dimenticarci due cose. Primo: se anche cancelliamo il fondamentalismo islamico
dal nostro orizzonte, non per questo cessiamo di essere, tutti, potenziali
generatori di idiologie. Quando ci
imbattiamo nelle (comprensibili e perdonabili) tirate retoriche su noi e loro, non dobbiamo credere che sia una questione solo attuale e solo religiosa. Lo è adesso, ma fino ad appena trent’anni fa noi tutti
eravamo membri di due mondi contrapposto da una cortina, animati da idiologie differenti. Esse erano
tranquillamente disposte a considerare la eventualità non già di una strage
urbana, ma di una strage planetaria. Si chiamava olocausto nucleare e i nostri padri hanno convissuto per decenni
con il terrore che qualcuno premesse il dannato pulsante per fare delle
capitali dell’Occidente e dell’Oriente una replica in do maggiore dei carnai di
Hiroshima e Nagasaki. Dov’è finito quel potenziale di morte? Dissolto. Nessuno
crede più che l’URSS possa devastare il mondo libero o viceversa. Nessuno crede
più nell’URSS e l’URSS non esiste più. Quella idiologia è morta. Altro quesito: dov’era, a quei tempi, il
potenziale venefico dell’idiologia
islamista radicale? Non c’era o, perlomeno, non era in atto. Le idiologie
vanno e vengono, come il vento di una turbina. E, proprio al modo di una brezza
artificiale, scompaiono se qualcuno stacca la corrente al condizionatore. Oggi
come ieri non dobbiamo farci ingannare dall’apparente autonomia di una idiologia. E mai come oggi dobbiamo
ricordare che ogni idiologia è
fatalmente destinata a produrre idiologie
di segno contrario e di equivalente
potenziale di fuoco. Noi siamo nel mezzo e l’unica libertà rimastaci è decidere
se, e in che misura, portare acqua al loro mulino. Perché, se non l’abbiamo
capito, i condizionatori siamo noi.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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