La
descrizione del dibattito sulla scuola ad opera delle bocche di
fuoco dell'informazione (i telegiornali dell'ora di punta) è emblematica. Può
cioè assurgere a modello di un tipo di linguaggio, anzi del linguaggio 'tipo'
che ci siamo abituati ad assimilare e, dunque, a parlare. Dice: siamo i
fortunati cittadini di un mondo multimedializzato ergo dell'era più
informata, democratica e consapevole della storia; canali spara-news come se
piovesse, mica solo i tg, dove li metti la carta stampata e
il web? Vero, ma sono fonti assai meno incisive sui processi
che 'formano' le nostre opinioni. I telegiornali restano la
scaturigine prima e non filtrabile del flusso di novità che ci racconta come va
il mondo. Sono più 'violenti' e diretti di qualsiasi altro media. Ci entrano in
testa senza chiedere permesso. E lo fanno censurando sistematicamente i
fatti. La sequenza, in genere, è questa: musica a tamburo, titolone gigante,
strillo dell'anchor man che ti incolla al video. Ecco il battesimo di un
argomento (facciamo la 'buona scuola' oppure il decreto 'salva Italia' oppure
la 'riforma dell'Italicum'). La fase due consiste nell'alternare i presunti
pareri di supposti rappresentanti di chi approva la riforma con gli slogan critici
di chi vi si oppone. Il contenuto della riforma, l'oggetto della contesa, passa
subito in secondo piano. Risultato: lo spettatore medio 'sa' di una
riforma sulla scuola, e 'sa' di paladini favorevoli e di
bastian contrari. Il Tg altro non dice e i problemi li tace. E
siccome in milioni si informano solo con i tigì, abbiamo una massa
incalcolabile di sub informati che 'sanno' della riforma sulla scuola,
'sanno' della nuova legge elettorale, 'sanno' di Renzi, 'sanno' delle stragi
dei migranti, 'sanno' dell'Europa. Pilluccano brandelli di gossip per
ripiombare poi nell'ipnotico tran tran quotidiano. I tg, del resto, sono
concepiti per far 'sapere' senza far 'capire'. Una specie di sedativo delle
coscienze da cui è bandita ogni ipotesi di approfondimento. Fomentatori di
sensazioni di 'sapienza' finalizzati a implementare l'ignoranza. E' il motto di
Einaudi ('conoscere per deliberare') declinato all'incontrario, in conformità
alle esigenze della Matrice informazionale due punto zero: deliberare di non far
conoscere.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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