Una volta si diceva che se sei di sinistra a diciott'anni e di
destra a cinquanta va bene, in caso contrario sei un coglione. Spero non valga
la stessa cosa per il calcio. Cosa significa se a quindici anni sei un fanatico
di Platini e trent'anni dopo non vuoi vederlo manco in fotografia? Il divino
Michel è stato uno dei più bei giocatori della storia. Solo chi l'ha visto dal
vivo può capire. L'eleganza di fioretto, la spietatezza della spada e quel
guardo ironico con cui gabbava le difese carogne della serie A degli anni
Ottanta, con l'irriverenza di un calembour, con la sufficienza di un sangue
blu. Platini disegnava calcio, parabole sublimi, tunnel chirurgici, lanci
millimetrici, incarnava l'aristocratica magnificenza del numero dieci e passava
tra gli stopper avversari come Mosè tra i flutti del Mar Rosso: apriva i
catenacci e imbucava gol. E lo faceva da artista per bene, con decoro
borghese, non con l'irruenza proletaria e blasfema di un Maradona. Come non
amarlo? Pausa. Oggi Platini è il presidente dell'Uefa, uomo di potere, connesso
con il potere e ad esso avvinto e partecipe delle logiche che lo ispirano. Forte
di quelle logiche, l'Uefa di Platini ha gratificato l'Olanda con il premio fair
play. Nonostante la devastazione di Roma ad opera dei teppisti orange prima del match Roma-Feyeenord
del 20 febbraio scorso. Platini l'ha fatto, contro l'evidenza dei fatti,
perché il bilancino dell'ipocrisia delle istituzioni calcistiche è calibrato
come quello che ‘pesa’ le cose del
mondo. Le Roi Michel è l'emblema vivente, l'effige dell'intelligenza
che si presta, e si prostra, al Sistema, e lo copre. Come Anakyn
Skywalker che si fa Dart Fener. E intanto Maradona ne combina peggio di
Bertoldo ma è sempre vivo e sincero e lotta da solo contro un mondo. E allora,
sapete che vi dico? Molto meglio Maradona.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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