Certe volte è bello sentire parlare gli intellettuali di
riferimento dell’Epoca, quelli capaci di tracciare il solco che poi la spada
dei seguaci difende. Per esempio, se vuoi sapere in cosa consiste la democrazia
nell’era del tweet, basta che ti abbeveri all’Eco della stampa libera. In quel
di Torino, nel ricevere una laurea honoris
causa, Umberto (Eco, appunto) ha palesato la sua schifiltosa insofferenza
per un fatto che grida vendetta: “persone che prima venivano messe a tacere dai
compagni oggi hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel”. Insomma,
il web è insopportabilmente democratico perché permette a qualsivoglia
imbecille di dire la sua e di farla franca senza che un compagno “lo metta a
tacere”. Che dire? Può essere nostalgia di un passato non lontano in cui, in
effetti, di ‘compagni’ che mettevano a tacere chi non condivideva la voce del
padrone ce n’erano a iosa. E delle loro vittime son piene le fosse. Ma non è
una questione politica, credetemi. Qui, il nostro vate si fa piuttosto interprete
di una pulsione ‘cerebrocratica’ di cui sono vittime molti dei pensatori di
punta della nostra Nazione: quella di ritenersi parte di un selezionatissimo consesso di encefali platonici cui, soli,
spetterebbe il diritto di discettare e disquisire e argomentare su come va il
mondo e, soprattutto, su come dovrebbe andare. In base a questa logica, il
diritto di parola non è dato, una volta per tutte, con l’acquisizione di quello
di cittadinanza di una libera repubblica. È, piuttosto, un privilegio da guadagnarsi
accedendo ai più elevati ranghi dell’elite intellettuale (per Eco è sufficiente
il Nobel che, evidentemente, egli
ritiene paritetico a una laurea honoris causa, altrimenti non si
permetterebbe di parlare). Il mistero buffo, in tutto ciò, è che, tolte le
proverbiali lodevoli eccezioni, di intellettuali mastini, in grado di
aprire gli occhi e le coscienze, in giro non se ne vedono più da un pezzo. Di
“matti” come Pasolini, per capirci, la Patria non ne fa più, si è rotta la
macchinetta. Oggi vanno via come il pane le intelligenze sottili, ma così
sottili che fai fatica a distinguerle l’una dall’altra. Mai un concetto
controcorrente, mai un piedino fuori dal solco del mediamente corretto.
Conformisti, apatici, moderati, equilibrati, allineati. In una parola, inutili.
Però vorrebbero la piazza digitale tutta per sé e un calcio in culo a tutti gli
altri che osano cinguettare senza invito di un’università. Ha ragione Eco. Ci
vuole decoro, misura, gavetta e il bollino blu rilasciabile, in esclusiva,
dall’aristocrazia dell’intelletto col dovuto pedigree accademico. Parti piano,
carburi, vieni sdoganato dai cenacoli giusti e, solo dopo, avrai diritto di
parola e potrai navigare spedito. A pieno regime.
Francesco
Carraro
www.francescocarraro.com
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