Papa
Bergoglio ha dichiarato di essere pronto a rinunciare alla data canonica in cui
si celebra la Pasqua cristiana cattolica e cioè la prima domenica successiva al
primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. Questa concessione è suggerita
da quell’insopprimibile spirito ecumenico che anima, da almeno quarant’anni, la
Chiesa post conciliare. C’è un bisogno spinto di ritornare tutti fratelli, di
radunare le pecore disperse della diaspora cristiana: ortodossi, cattolici,
protestanti. E va bene. Però, abbiamo la vaga sensazione che, dietro, ci sia
molto di più che questo. È una sensazione, intendiamoci, pronta quindi ad
essere smentita dalle svolte prossime venture di una storia che macina i suoi
grani sempre più in fretta. Eppure, nulla ci toglie dalla testa di trovarci di
fronte a un Papa che non è più solo conciliare come tutti i suoi predecessori
(e com’è ovvio che sia) ma anche e soprattutto ‘conciliante’. Nel senso di
supinamente prono nei confronti di chiunque bussi al portone della sua
parrocchia planetaria. Niente di male, direte. La Chiesa è sempre stata prodiga
di aiuti, benedizioni e assoluzioni nei confronti di coloro che si presentavano
alla sua soglia, pentiti. È nella natura stessa del cristianesimo l’intima
vocazione all’includere e il sostantivo cattolico (universale) lo significa da
secoli, anticipando, sul piano spirituale, quella voracità globalizzante che è
la cifra dei nostri tempi. Eppure, di nuovo, qualcosa non torna. Pare che a
Bergoglio non basti socchiudere i battenti del tempio, ma prema buttarne giù le
mura tutte intere. Quasi che il suo obiettivo non sia indicare al mondo la
Croce, invitandolo a entrare nella Chiesa, ma additare al Popolo della Croce il
mondo, sollecitandolo a uscire dalla Chiesa per tuffarsi in una sorta di nuova
Religione Universale, impastata di ecumenismo, buoni sentimenti, fratellanza
trasversa, solidarietà illuministica, fine degli steccati. Magari è presto per
dirlo, e infatti parliamo di sensazioni, ma ci sembra che il sentiero
intrapreso da Francesco conduca verso qualcosa di vagamente rassomigliante alla
piramide luminosa della dea ragione di Robespierre. Una proposta ‘ragionevole’,
in grado di inglobare pure la parte socratica del messaggio cristiano. Ma anche
una proposta scandalosa per chi di quel messaggio apprezza proprio
l’irriducibile irrazionalità ultra-mondana.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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